I pro e i contro della corsa

La corsa è uno sport affascinante, ma piuttosto pericoloso e traumatico a causa dell’elevata probabilità di infortunio. Non a caso molti esperti sconsigliano la pratica della corsa perché convinti che l’uomo non sia adatto a questo gesto atletico così traumatico. Io ritengo che la si possa praticare in sicurezza solo valutando attentamente il rischio di infortuni, e che l’unico metodo davvero sicuro sia quello di affiancarla ad altri sport meno traumatici, ma altrettanto allenanti.

I PRO della corsa

Due sono i grandi vantaggi della corsa rispetto a nuoto e ciclismo: la praticità (tempo impiegato e risorse necessarie) e il consumo calorico. Correre è l’unica attività che non richiede strutture specifiche e non si è vincolati a nessun orario. L’attrezzatura necessaria si limita a un paio di scarpe da running dal costo di qualche decina di euro. Si può praticare a tutte le latitudini e praticamente con qualunque condizione meteo, poiché anche sotto una pioggierella o in inverno si può correre, basta coprire come si deve mani, orecchie e testa. La corsa è l’attività con il consumo calorico specifico più elevato: in un’ora di corsa si consuma di più rispetto a un’ora di nuoto o di bicicletta. Questo è dovuto al fatto che il consumo calorico della corsa è abbastanza indipendente dalla velocità, a differenza degli altri 2 sport della triade. Questo ha anche altre implicazioni: nella corsa non si può barare. Per correre 10 km di seguito, a prescindere dalla velocità, bisogna avere doti aerobiche e muscolari non minimali, mentre tutti possono pedalare a 15 km all’ora in piano per 20 km. Si può quindi affermare che la corsa è l’attività più allenante per sistema cardiocircolatorio.

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I CONTRO della corsa

Partiamo dalle cose meno gravi: la corsa non è uno sport completo, nel senso che non mantiene sufficientemente allenata la parte superiore del corpo. Le braccia dei runner sono molto magre e prive di muscoli (che sarebbero peso inutile da trasportare). Di conseguenza, anche le articolazioni degli arti superiori sono più deboli e più soggette ad infortuni se traumatizzate.

Inoltre, il modello estetico della corsa non è di certo ottimale, poiché tende ad annullare le curve nelle donne e a produrre muscoli sottosviluppati nell’uomo. La controindicazione più grave della corsa è senza dubbio la probabilità di infortunio.

Il trappolone del running

Il trappolone del running è quella situazione in cui si vengono a trovare tanti sportivi che si innamorano della corsa e incappano in infortuni continui che rendono un inferno la vita sportiva. Cadere nel trappolone è facilissimo, a causa dell’essenza stessa della corsa: uno sport molto traumatico con componente tecnica trascurabile, dove la motivazione è spesso legata al miglioramento della prestazione e all’aumento del volume di allenamento, entrambi fattori che associati a deficit di appoggio del piede e della postura e a calzature da Running inageduate,  portano all’infortunio; in sintesi: sempre più forte, sempre più a lungo, sempre più rotti. Analizziamo nel dettaglio i fattori che rendono il running una trappola “mortale” (sportivamente parlando).

Nella corsa la ricerca della massima prestazione, dei propri limiti, coincide con un aumento esponenziale della probabilità di infortunio. E’ molto ottimistico pensare di avvicinarsi ai propri limiti nella corsa, sperando di non incorrere in infortuni. E questo molto spesso può dipendere da deficit di appoggio del piede e da problematiche posturali. Lo stesso non accade in sport meno traumatici, come lo sci di fondo, il nuoto, il ciclismo. Uno studio di Patricia Brill e Caroline Macera, ricercatori presso l’Università della Carolina, ha stabilito che dal 30 al 65% delle persone che corrono per salute subisce un infortunio nel corso dell’anno e per ogni 1000 ore di corsa ci sono dai 2,5 ai 21 infortuni. Dunque, un runner che corre 3 ore la settimana (e cioè ben poco, il minimo per rendere la corsa un’attività benefica per la salute) avrà se va bene un infortunio ogni 3 anni, se va male 3 infortuni all’anno! E’ dunque importante introdurre a tal proposito il concetto di PREVENZIONE! Fondamentale è sottoporsi una o due volte l’anno ad una visita specialistica Podologica, Biomeccanica, Baropodometrica e Posturale e questo anche al fine di poter ottimittare la performance sportiva.

Per raggiungere il massimo delle proprie potenzialità nella corsa bisogna ottimizzare intensità e volume di allenamento, e il peso corporeo, cioè bisogna spingere il motore al massimo. Ma spingere il motore al massimo significa aumentare esponenzialmente il rischio di rompere il motore… Negli sport con componente tecnica importante (primo fra tutti il nuoto) il miglioramento del motore (potenzialità aerobiche, anaerobiche e muscolari) è importante almeno quanto la cura della tecnica, che si fa con esercizi che non sollecitano cuore, muscoli e articolazioni, ma il sistema neuromuscolare (in estrema sintesi, si allena il cervello…).

Seconda fregatura: il divertimento nella corsa è strettamente legato alla prestazione, al cronometro. Senza guardare ai tempi al km, la corsa diventa (non per tutti, ma per molti sì) un’attività piuttosto noiosa, difficilmente praticabile a lungo termine. Nella corsa la motivazione legata al miglioramento continuo è per molti l’unica motivazione: quando cessa, si scopre di non aver più voglia di correre, se questo accade a 50 anni, spesso si torna ad essere sedentari proprio quando lo sport diventa fondamentale per invecchiare in forma!

La corsa è l’attività più monotona del TriFitness: nella bicicletta c’è il divertimento della guida, della velocità, della cura del mezzo meccanico; nel nuoto ci sono infinite possibilità di variazione della tecnica. Nella corsa l’unico divertimento oltre a quello legato alla fatica è il cronometro. Questo porta all’esasperazione della prestazione, alla continua ricerca del limite, e questo atteggiamento predispone agli infortuni.

Ricordo come fosse ieri una convention sportiva a cui ho partecipato dove l’esperto di corsa dava suggerimenti ai molti runner presenti. Il giorno seguente ci sarebbe stata una mezza maratona, alla quale io non avrei partecipato, avendo appena iniziato a correre sul serio, ma mi interessava avere le opinioni di gente più esperta così iniziai ad informarmi chiedendo chi avrebbe partecipato. Con enorme stupore, ho scoperto che l’80% dei presenti era infortunato! In quel preciso istante, ho capito che la corsa è un’attività troppo traumatica per essere praticata in modo assiduo e fortunatamente, abbandonai subito le mie tentazioni di avvicinarmi ai miei limiti, di diventare un maratoneta o un runner assiduo dedicandomi anche ad altri sport (cioè ho continuato a correre, ma non solo).

Con questo non voglio dire che tutti coloro che praticano esclusivamente la corsa prima o poi incorreranno in infortuni, solo che la probabilità di farsi male è eccessiva, intollerabile per chi, come me, non ritiene l’infortunio un fatto normale, ma una eventualità da cui stare il più possibile alla larga.

Recatevi da noi per evitare che tutto ciò accada!

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