FLEBOPOSTUROLOGIA

Fra i tanti fattori concausali indicati come predittivi di patologia venosa, il disordine posturale rappresenta oggi quello principale, perché è in grado di racchiudere in sé tutti gli altri. Da sottolineare che cardine della postura è il tono muscolare; il tono di un gruppo muscolare condiziona tutti gli altri  gruppi anche distanti.

La vita è movimento, e quindi tutte le condizioni parziali o totali di ipertonia o ipotonia creano  alterazione circolatoria. Un bilanciamento non corretto può provocare nel tempo problematiche venose e/o linfatiche. E’ dunque importante saper valutare l’atteggiamento posturale nel suo complesso e la morfo-dinamica dei vari segmenti corporei al fine di migliorare il ritorno venoso e con esso la sintomatologia associata.
La macchina umana può compiere una vastità di movimenti complessi, e il corpo umano sfrutta molti di questi movimenti per facilitare altre funzioni, in particolare la macchina dei fluidi del sistema circolatorio. La pressione venosa periferica determina il calibro delle vene superficiali e di quelle profonde proporzionalmente alla loro compliance  parietale. Questa pressione, che è correlata alla velocità di flusso, è dominata dalla pressione idrostatica i cui valori sono sottomessi alla legge di gravità e variano secondo la postura. Il solo esame clinico dimostra che se il soggetto è in piedi, il calibro delle vene superficiali è massimo; si riduce invece in posizione orizzontale e si collassa quanto più gli arti inferiori sono elevati rispetto al piano del cuore.
Tutto ciò afferma la preminenza della gravità e della pressione idrostatica relativamente alle variazioni di calibro delle vene superficiali degli arti. Se il soggetto è un varicoso, il fenomeno è tanto più importante in ragione del grosso calibro delle varici. Quando il soggetto è in piedi si nota il totale riempimento delle varici e questo contrasta con il totale collasso delle stesse quando il paziente è in posizione di Trendelemburg. Da questo si può dedurre che la pressione idrostatica è necessaria ma non sufficiente per produrre delle varici mentre l’elevazione dei piedi è sufficiente per sopprimere le ectasie varicose. In soggetti con circolo profondo pervio, anche se varicosi, si può notare che, per mezzo della marcia, si ha una riduzione della pressione venosa superficiale ed anche di quella profonda. Ciò significa che la marcia facilita il deflusso venoso e linfatico.
Nel soggetto sano, la lunga permanenza in piedi, immobili, è incompatibile con la funzione emodinamica e con la tenuta delle vene degli arti inferiori. Soltanto l’attività muscolare e la marcia possono assicurare un controllo fisiologico grazie all’azione delle pompe valvulo-muscolari. Se l’integrità funzionale di questa pompa valvulo-muscolare funziona, il deflusso venoso è garantito. Infatti, ad ogni passo, i muscoli degli arti inferiori si contraggono e, comprimendo le vene profonde provocano una sistole valvulo-muscolare che permette il deflusso del sangue verso l’alto. Vari sono i meccanismi che facilitano queste funzioni e riguardano la struttura ossea, le fasce muscolari, le fasce perivascolari ed il gioco delle valvole intravenose. Questo gioco organico, permette la normale deambulazione e contemporaneamente il deflusso circolatorio e gli scambi metabolici. E’ quindi estremamente importante conoscere, studiare e migliorare l’appoggio podalico e le single fasi di svolgimento dell’intero ciclo della deambulazione.
Esistono, infatti, dei rapporti fisiologici e fisiopatologici molto stretti tra il sistema linfo-venoso degli arti inferiori e il piede, sia nella struttura che nella sua funzione.
Il piede, la caviglia e la pompa muscolare del polpaccio formano il cuore periferico e si riuniscono in una unità anatomo- funzionale. Il piede rappresenta un vero e proprio capolavoro di ingegneria, fondamentale per il benessere di tutto il corpo; e’ una struttura complessa e molto robusta. E’ infatti in grado di sopportare un impatto pari a 2 milioni e mezzo di chili al giorno. Durante il cammino sui punti di appoggio agiscono forze pari a cinque, sei volte il peso del corpo. Le alterazioni dell’appoggio plantare possono avere ripercussioni sulla colonna vertebrale.
Il piede, durante la marcia, determina la contrazione delle masse muscolari della gamba che realizzano il ritorno venoso al cuore. Qualunque disturbo del piede rende inefficiente questa pompa venosa muscolare periferica e, nel tempo, può favorire la comparsa di danni diretti sul sistema venoso. Grande cura ed attenzione dobbiamo sempre riservare ai nostri piedi ed alle nostre gambe. E questo, non soltanto da parte delle donne, ma anche da parte degli uomini, che sebbene in percentuale inferiore, possono essere vittime di questa patologia. E’ fondamentale, quindi, una valutazione podoposturobiomeccanica per valutare i deficit podalici (del piede), posturali e vascolari prevenendo e/o migliorando le problematiche vascolari.

Fleboposturologia Prof. Pacilio