San Giorgio a Cremano tra storia ed arte

Situata alle falde del Vesuvio, oggi è ormai parte integrante dell’agglomerato urbano della città di Napoli ed è collegata a questa dalla ferrovia Circumvesuviana. Ricordata molte volte per essere stata la città di Alighiero Noschese e Massimo Troisi, a quest’ultimo sono dedicate piazze, musei e premi cinematografici.

Le numerose eruzioni del Vesuvio, che si susseguirono a partire da quella del 79, resero il territorio su cui ora si stendono San Giorgio a Cremano e i comuni limitrofi sostanzialmente disabitato fino agli inizi del sec. X

Tali territori erano genericamente denominati Foris Flubeum, ad indicare che erano separati da Napoli dal corso dell’antico fiume Sebeto.

 

La costituzione di un primo nucleo abitativo stabile può essere fatta risalire intorno al 993, quando nella zona detta Capitiniano (pressappoco l’attuale cimitero) fu edificata una piccola cappella votiva consacrata a San Giorgio. Alla fine del sec. XI fu edificata nello stesso luogo una chiesa, attorno alla quale si sviluppò un primo Casale con il nome di San Giorgio a Capitiniano. Con il passare del tempo il Casale cominciò a svilupparsi verso il mare nella zona detta Cambrano, tanto da cambiare nome in San Giorgio a Cambrano, come attestato già nel 1334 sotto il regno di Carlo d’Angiò. Si vennero a creare così due nuclei abitativi, il quartiere di sopra e quello di bascio, che intanto aveva assorbito l’antico casale di S.Aniello a Cambrano. Il centro cittadino rimase però la parte alta, dove nel frattempo la chiesa di San Giorgio Vecchio prendeva l’aspetto attuale a tre navate in stile gotico. Solo nel 1570, con l’edificazione della chiesa di Santa Maria del Principio, la vita religiosa del Casale, e con essa quella cittadina, si sposta nella parte bassa. Tuttavia la violenta eruzione del 1631 colpisce duramente San Giorgio, distruggendo il centro cittadino, la chiesa di Santa Maria del Principio e i documenti storici in essa custoditi. Solo poche costruzioni furono risparmiate, come la stessa chiesa di San Giorgio Vecchio e la cosiddetta Torre Ummarino. Nel 1670 viene ricostruita la chiesa di S. Maria del Principio, sulle rovine della precedente e il Casale cominciò nuovamente a ripopolarsi. La città conobbe un periodo florido sotto il dominio spagnolo ed ancor più sotto i Borbone, grazie alle iniziative promosse da Carlo III, che diede impulso alle attività economiche dell’intera area vesuviana. Fu in quel periodo che la città divenne luogo di villeggiatura di famiglie nobili napoletane, come testimoniano le numerose ville settecentesche.

I successivi moti indipendentisti ispirati dalla rivoluzione francese trovarono non poca resistenza nella città, devota alla monarchia borbonica. Tuttavia la città divenne Repubblica Paesana nel 1799. La Carboneria, che da lì a poco sarebbe nata, trovò i primi iscritti anche in questa città che, in tal modo, contribuì ai moti del 1820. Dopo l’unità d’Italia San Giorgio a Cremano subì un periodo di decadenza, pur restando un apprezzato e ricercato luogo di villeggiatura.

Allo studio e alla ricostruzione delle vicende storiche e culturali della città si è a lungo dedicato il sacerdote Giovanni Alagi, coadiuvato a suo tempo da Giovanni Coppola, originario di Portici, sacerdote, bibliofilo e cultore di studi umanistici.

All’inizio degli anni ’70 l’Ufficio Commercio del Comune di San Giorgio a Cremano registrava la presenza di 58 aziende tessili. Micro-imprese, dove abili mani confezionavano ogni giorno migliaia di camicie destinate al mercato italiano e a quello estero. È il retaggio di un’antica tradizione che risale alla metà del ‘700, quando le seterie della zona si erano specializzate nella produzione di camicie, da giorno e da notte, allo scopo di soddisfare le richieste dei nobili più alla moda. Ancora oggi, la tradizione sartoriale è tenuta in vita grazie alla passione di alcuni artigiani, prevalentemente, in camicie e cravatte.

Attualmente è anche sede di diverse industrie conserviere.

Etimologia

Per quanto riguarda il nome della città, il primo è stabile nel tempo ed indica il santo tutelare scelto dalla comunità, mentre il secondo ha subito nel tempo varie trasformazioni ed indica la località in cui si è stabilita la popolazione.

SAN GIORGIO – Il nome fa riferimento alla forte venerazione per il Santo che secondo la tradizione salvò, alla fine del X secolo, gli abitanti dall’eruzione del Vesuvio. Attestato fin dalle origini, non si è mai modificato, eccetto che nella parlata popolare in Santo Iorio. Ciò è dipeso dalla tendenza del dialetto napoletano a trasformare la g palatale in i (genero in iennero). I Sangiorgesi scelsero un santo che avesse fama di combattente, che aiutasse contro le insidie dei nemici e di eventi naturali. Per questo scelsero San Giorgio, che già a Napoli era conosciuto presso i poveri ed i contadini. È anche vero che la chiesa di Forcella San Severo nel IX secolo veniva anche detta di S. Giorgio e questa chiesa aveva molti possedimenti nella zona vesuviana e sul territorio che poi diede origini al paese.

CREMANO – Il termine Cremano è invece un antico toponimo di una striscia attualmente compresa fra Portici e San Giorgio. Ragion per cui il nome della città significa San Giorgio nei pressi di Cremano. Tuttavia il termine Cremano ha subito trasformazioni sostanziali nel corso dei secoli. L’ipotesi più attendibile è che esso derivi da Cambrano, toponimo di una zona costiera piuttosto vasta, come documentato anche dalle mappe del duca di Noja. In origine infatti il paese si estendeva su due casali: Capitiniano e Sant’Aniello a Cambrano. Nel 1334 questi due casali si fusero in S. Giorgio a Cambrano. Cambrano diventerà Clamano e poi nel 1500 Cremano. Tuttavia sull’etimologia del toponimo Cambrano non vi è ancora accordo.

Alcuni erroneamente vorrebbero far derivare Cremano da Crematum, con riferimento ad una lingua di lava del Vesuvio che avrebbe cremato tali zone. Tuttavia ciò non è documentato da nessuna parte e nemmeno si possono far risalire le origini del paese al tempo dei romani. Inoltre la città di S. Giorgio a Cremano non è stata mai completamente distrutta dalla lava del Vesuvio, solo nel 1631 la lava arrivò fino all’Arso, mentre il nome Cremano è dato al paese nel 1500. Infine dal 79 d.C. al 1944 si sono avute 53 eruzioni, ma è anche vero che dal 1140 al 1631 vi è stato un lungo periodo di stasi dell’attività del Vesuvio, ma non molto forti. Infatti se si osservano dipinti dell’epoca, il Vesuvio non viene disegnato con l’uscita di fuoco dalla bocca, mentre viene dipinto con una folta vegetazione che arriva fino al cratere.